
Il Lazio, regione del centro Italia, si colloca sul versante medio-tirrenico e occupa 17 207 km² di territorio italiano, estendendosi dagli Appennini al mar Tirreno.
Il territorio non presenta caratteristiche fisiche omogenee, anzi si caratterizza per la sua eterogeneità, con prevalenza di zone montuose e collinari; le pianure si trovano per lo più in prossimità della costa.
È una regione prevalentemente collinare: il 54% del suo territorio è occupato da zone collinari, il 26% da zone montuose ed il restante 20% da pianure.
Partendo dal nord ovest della regione, troviamo tre distinti gruppi montuosi di modeste dimensioni: i Monti Volsini, i Monti Cimini e i Monti Sabatini. Caratteristica comune di questi gruppi montuosi è la loro origine vulcanica, testimoniata, oltre che dagli elementi geologici, dalla presenza, in ciascuno di questi, di un lago; il Lago di Bolsena sui Volsini, il Lago di Vico sui Cimini ed il Lago di Bracciano sui Sabatini.
Questi gruppi montuosi digradano dolcemente verso la pianura maremmana ad ovest, e verso la valle del Tevere ad est, le due pianure laziali più settentrionali. La Maremma trova qui il suo limite meridionale, nei Monti della Tolfa.
Nella parte orientale del Lazio si trovano i rilievi più alti della regione, che raggiungono con i Monti della Laga nei 2458 m. del Monte Gorzano il loro punto più alto. Si tratta, questa, di una porzione dell'Appennino abruzzese, che corre diagonalmente da nord a sud.
Qui troviamo anche i gruppi montuosi dei Monti Reatini, dei Monti Sabini, dei Monti del Cicolano, dei Monti della Duchessa, dei Monti Simbruini, dei Monti Cantari e dei Monti Ernici.
Nel medio Lazio meridionale, partendo dai Colli Albani, troviamo tutta una serie di altri gruppi montuosi che corrono paralleli agli Appennini, da cui sono separati dalla valle della Ciociaria dove scorrono il Sacco ed il Liri-Garigliano, che finiscono la loro corsa nel Tirreno in prossimità del confine con la Campania; si tratta dei Monti Lepini, dei Monti Ausonie dei Monti Aurunci.
Il Golfo di Gaeta.
Anche i Colli Albani, alture di modeste dimensioni, sono di origine vulcanica, e anche qui i laghi di origine vulcanica sono numerosi: i laghi di Albano e di Nemi, il bacino lacustre ormai prosciugato di Ariccia ed i laghetti fossili di Giuturna(nel Foro romano, presso il Tempio di Vesta), Valle Marciana (Grottaferrata) e, verso Nord, di Pantano Secco (Monte Compatri), Prata Porci (Tuscolo) e Castiglione (o lago di Gabii).
La zona di Roma è occupata dall'Agro Romano che continua verso meridione, sempre seguendo la linea costiera, nell'Agro Pontino, che fino alla bonifica operata dal 1930 al 1940, era ricoperto da paludi.
La costa laziale è molto regolare, bassa e sabbiosa; nonostante questo sono presenti delle "sporgenze", come il Capo Linaro a sud di Civitavecchia, la foce del Tevere tra i comuni di Roma e Fiumicino; a sud del fiume troviamo in successione il promontorio di Anzio e Nettuno, il Monte Circeo che si erge isolato tra mare e terra, ed il promontorio diGaeta, in prossimità del confine con la Campania.
Proprio davanti a Gaeta si trova l'Arcipelago Pontino, composto da sei piccole isole, tutte di origine vulcanica.
Il Tevere è il fiume principale della regione; vi arriva dall'Umbria, prima con un andamento verso sud-est, ma che poi piega, verso sud-ovest, per attraversare tutto l'agro romano fino al mare.
I principali tributari del Tevere sono il Paglia ed il Treia, dalla parte destra, ed il Nera e l'Aniene dalla parte sinistra.
Più a sud, con un andamento che ricorda quello del Tevere troviamo il Sacco e il Liri-Garigliano, mentre nella parte settentrionale della regione si trovano altri fiumi minori come la Fiora, la Marta e l'Arrone, che scendono direttamente al mare con un corso relativamente breve Il Lago di Bolsena al tramonto.
Il Clima della regione, monitorato da varie decine di stazioni meteorologiche (molte delle quali gestite dall'Ufficio Idrografico e Mareografico Regionale del Lazio), presenta una notevole variabilità da zona a zona.
In generale, lungo la fascia costiera, i valori di temperatura variano tra i 9-10 °C di gennaio e i 24-25 °C di luglio; le precipitazioni sono piuttosto scarse lungo il tratto costiero settentrionale (i valori minimi inferiori ai 600 mm annui si registrano nella Maremma, nel comune di Montalto di Castro, in prossimità del confine con la Toscana) mentre si raggiungono valori attorno ai 1000 mm annui nella zona tra Formia e il confine con la Campania.
Verso l'interno il clima è più continentale e, sui rilievi gli inverni risultano freddi e nelle ore notturne si possono registrare temperature piuttosto rigide, prossime allo zero ed anche inferiori. La provincia più fredda risulta essere quella di Rieti, seguita da quelle di Frosinone, Viterbo, Roma e Latina.
Le precipitazioni aumentano in genere con la quota e sono mediamente distribuite nelle stagioni intermedie e in quella invernale, con un'unica stagione secca, quella estiva: i massimi pluviometrici si registrano nell'area occupata dalla città di Velletri, con una media annuale di 1500 mm oltre che nei massicci montuosi posti al confine con l'Abruzzo, maggiormente esposti alle perturbazioni atlantiche (Monti Simbario, Monti Catari, Monti Ernici), raggiungendo valori anche superiori ai 2000 mm annui.
D'inverno le precipitazioni sono in genere nevose dalle quote medie in su; sporadiche nevicate possono raggiungere i Castelli Romani e, in alcune rare occasioni, interessare anche la città di Roma.
Con particolare riguardo all'eliofania, va inoltre segnalato che, fra le città capoluogo di regione, Roma risulta essere quella con il maggior numero di ore di sole e di giornate con cielo sereno nel corso dell'anno.
Bucatini all' amatriciana
Ingredienti per 6 persone:
gr. 500 di bucatini
gr. 150 di guanciale di maiale
1 cucchiaio di olio d'oliva
1 tazza di pangrattato
gr. 100 di pecorino grattugiato
1 peperoncino
sale q.b.
Lazio
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Dialetto
i.
Nella parte orientale della Provincia di Roma, e nei comuni della Provincia di Frosinone e della provincia di Latina compresi nell'antico Stato della Chiesa sono parlati dialetti di tipo ciociaro, caratterizzati soprattutto dalla metafonesi ciociara e da altre caratteristiche mediane. Come parziale eccezione però si osserva a Frosinone la presenza di metafonesi napoletana, e anche lo "schwa" velarizzato, ossia in conguaglio in "e" delle vocali finali, che si verifica anche a Terracina. Nella stessaTerracina e in alcuni dialetti dei Castelli romani è presente ugualmente il dittongo metafonetico napoletano, anche se in condizioni irregolari.
Il Dialetto sabino riguarda sostanzialmente la Provincia di Rieti e sconfina ampiamente nella vicina Provincia dell'Aquila fino alla stessa città de L'Aquila compresa. Alcuni comuni della Campagna romana limitrofi alla Provincia di Rieti come Monterotondo, Palombara Sabina e Montecelio (Sabina storica), e per certi versi Tivoli eMentana, presentano un dialetto di tipo sabino ancorché in forte regresso in favore del romanesco.
Il dialetto della Provincia di Viterbo è considerato "paramediano", ossia di transizione tra il Dialetto della Toscana meridionale e quelli mediani veri e propri, con caratteristiche quindi di maggiore intelligibilità con all'italiano rispetto ai dialetti mediani veri e propri, ove si escluda il romanesco. Il fenomeno della "Gorgia toscana" si verifica unicamente a Bagnoregio.
Il Romanesco è diffuso a Roma, ma anche nella zona costiera della Provincia romana, (tra Civitavecchia e Anzio) e in quella di Latina (Latina, Sabaudia), e ha caratteristiche notevolmente peculiari rispetto ai dialetti mediani veri e propri, poiché risente di un forte influsso del dialetto toscano e di un'evoluzione propria che lo avvicina oggi molto più che in passato all'italiano standard. Alcuni linguisti ne propongono una classificazione indipendente rispetto ai dialetti mediani, con i quali tuttavia condivide numerose isoglosse pur con un basso grado di mutua intelligibilità.
Nella zona dei Castelli romani si sta diffondendo la lingua della Capitale, ma in parte resistono le parlate originarie, piuttosto variegate e riconducibili in parte al romanesco (antico e moderno), in parte al ciociaro, in parte ad altri influssi esterni.Il gruppo "laziale" dei dialetti meridionali riguarda sostanzialmente la parte delle Province di Frosinone e Latinache era compresa nell'antico Regno di Napoli. Si tratta di un'area che ha comunque caratteristiche proprie, anche se i dialetti vengono considerati campani. Nella zona costiera dell'area in questione (Gaeta, Formia,Sperlonga),e anche nei pressi della stessa (Fondi, Monte San Biagio, Itri) è presente un vocalismo finale di tipo "napoletano", con il conguaglio in "e" detto anche "schwa" velarizzato, che è possibile rilevare anche in alcuni dialetti della zona interna (per es. a Cassino, Sora, Isola Liri, Esperia). Sempre nella zona costiera, e anche in qualche comune della zona interna (es. Esperia), vi sono "turbamenti" anche delle vocali interne, tali da rendere affini questi dialetti più che al napoletano vero e proprio, alle parlate pugliesi e molisane. Ciò è probabilmente dovuto all'afflusso di pescatori provenienti non solo dal Golfo di Napoli, ma anche dalla Puglia, che si ritrovarono anche nella zona del Lago di Fondi. Nel centro storico di Gaeta è parlato il dialetto napoletano, anche se con vocali più "allungate", in quanto in essa risiedevano funzionari amministrativi e militari del Regno di Napoli che parlavano il linguaggio della Capitale partenopea. La parlata napoletana è presente anche nelle Isole Ponziane. Nella restante parte del comune gaetano vi è un dialetto più simile a quelli dei centri vicini. Vi sono poi altre parlate che a livello di vocalismo sono "aberranti" rispetto a quelle costiere e riconducono in parte ai dialetti mediani (per es. Lenola,Castelforte, Santi Cosma e Damiano, Minturno, Ausonia, Sant'Ambrogio sul Garigliano, nelle quali sono presenti in pratica tutte le vocali e non vi è il conguaglio in "e"). È presente il dittongo metafonetico napoletano nella grande maggioranza, ma si rileva la metafonesi sabina a Sora, Pontecorvo, Fondi, Lenola, Minturno, Ausonia. Nei dialetti in questione, nonostante abbiano chiare caratteristiche "meridionali" vi sono comunque anche alcuni vocabili del Ciociaro e del Romanesco, in forma minoritaria. Ciò accade soprattutto perché tra le parlate dei paesi laziali "pontifici" e "borbonici" vi sono affinità strutturali, tenendo conto che da questa zona linguisticamente "meridionale", il confine con lo Stato della Chiesa, tra Monte San Biagio e Sonnino, non è molto lontano. In ogni caso, lo stacco dialettale è molto più "secco" proprio al confine sud tra i due stati pre-unitari di quanto lo sia, per esempio, nel confine ovest (tra Frosinone e Isola Liri).



