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trentino alto adige

La provincia autonoma di Trento, meglio nota comeTrentino, è una provincia italiana del Trentino-Alto Adige di 537.370 abitanti, con capoluogo Trento. Confina a nord con laprovincia autonoma di Bolzano, a est e a sud con le province venete di Belluno, Vicenza e Verona, e a ovest con le provincelombarde di Brescia e Sondrio.

La provincia è una delle tre entità territoriali che, assieme al Tirolo austriaco e all'Alto Adige, costituisce l'Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino, ente di diritto comunitario corrispondente con buona approssimazione al territorio della regione storica del Tirolo ex asburgico dal 1815 al 1918. Come provincia del Trentino-Alto Adige, insieme al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia, appartiene alla macroarea del Triveneto o delle Tre Venezie, la cui denominazione trae ispirazione dalla Regio X Venetia et Histria in età imperiale romana.

In Trentino si parla soprattutto l'italiano, ma è diffuso il dialetto trentino, parlato nei centri principali e nelle valli (dove si possono riscontrare varianti dalle differenze anche piuttosto marcate). Nel territorio sono presenti minoranze linguistiche germanofone(lingua mochena nella valle dei Mocheni e lingua cimbra nel comune di Luserna negli altipiani cimbri) e ladine (Val di Fassa) ufficialmente riconosciute. Al censimento linguistico del 2011 più di settemila abitanti della Val di Non della Val di Sole si sono anch'essi dichiarati di lingua ladina, ma senza alcun riconoscimento giuridico.

La regione storico-geografica trentina fu già ducato longobardo e contea carolingia, quindi parte del Principato Vescovile di Trento in seno al Sacro Romano Impero della Nazione Germanica (secoli XI-XIX), infine per circa un secolo (1815-1918) parte meridionaleitalofona del Tirolo prima austriaco, poi austro-ungarico. La Provincia fu annessa al Regno d'Italia alla fine del primo conflitto mondiale.

 


 

 


 

Denominazione

Il termine Trentino deriva da Tridentum, il nome latino di Trento.[10] L'uso del termine Trentino nell'accezione oggi in uso compare per la prima volta nell'anno 1809.[11] Tuttavia la denominazione ufficiale dell'odierna provincia in italiano durante il dominio asburgico era Tirolo Meridionale o Tirolo italiano. Allo scoppio delle guerre di indipendenza italiane le autorità austrotirolesi disposero che l'uso della parola Trentino venisse bandito dalle pubblicazioni per essere sostituito dalle denominazioni ufficiali.[12]

Durante la dominazione asburgica in tedesco il territorio era denominato Welschtirol o Welschsüdtirol[13], il corrispettivo di Tirolo italiano, ovvero Südtirol,[14] l'italiano Tirolo Meridionale.

Oggi negli atti regionali, che per statuto sono redatti in italiano e tedesco, così come nel contesto dell'Euroregione, l'istituzione provinciale in tedesco è denominata Autonome Provinz Trient (in italiano Provincia Autonoma di Trento).

Storia


 

 

storia del Trentino

Dai primi insediamenti all'età romana

 

Ricostruzione delle palafitte dell'Età del Bronzo presso il lago di Ledro

Il cambiamento del clima circa 10.000 anni fa, resosi più mite e meno rigido, permise l'insediamento di popolazioni sedentarie nel territorio del Trentino, in particolare in prossimità di corsi d'acqua e piccoli laghi.

All'Età del Bronzo risalgono alcune importanti strutture abitative in legno (palafitte), edificate su pali in legno in prossimità di ambienti lacustri. Scavi archeologici realizzati negli anni trenta nei pressi della sponda meridionale del lago di Ledro, in comune di Molina di Ledro, hanno portato alla luce un importante insediamento che viene fatto risalire a circa 2000 anni prima di Cristo.

Attorno al VI secolo a.C. si insediò nel territorio provinciale, come del resto in buona parte dell'arco alpino centrale ed orientale, la popolazione dei Reti, che si stabilì nelle diverse vallate e in particolare nel Trentino occidentale (reperti importanti sono stati rinvenuti ad esempio a Sanzeno in Val di Non, nell'altopiano della Paganella, a Stenico nelle Giudicarie esteriori). Secondo lo storico romano Tito Livio[15] la popolazione dei Reti era della stessa etnia degli Etruschi, dei quali è accertata la dominazione del vicino Veneto.

I primi contatti fra Reti e Romani risalgono al III secolo a.C., ma solo nel I secolo a.C. iniziò l'espansione romana verso nord. Tra il 50 e il 40 a.C. Tridentum divenne municipium romano e assunse i caratteri del più importante centro economico, commerciale e politico della regione.

Dall'Alto Medioevo al Principato Vescovile di Trento

In parallelo alla crisi dell'Impero Romano, ormai evidente tra il IV e il V secolo d.C., si assistette a un'ampia opera di evangelizzazione delle vallate del Trentino, in particolare dovuta alla dedizione di San Vigilio, terzo vescovo di Trento e poi patrono della città, e dei missionari anatolici evangelizzatori dell'Anaunia, Sisinio, Martirio e Alessandro.

 

Trento, il Castello del Buonconsiglio, residenza dei principi vescovi

Dopo le incursioni dei Goti, una buona parte del Trentino venne inclusa nel Ducato longobardo di Trento retto per primo dal duca Evino (†595), per alcuni aspetti il primo vero fondatore dell'unità territoriale trentina, e poi dal cattolico Gaidoaldo. In seguito il ducato venne conquistato da Carlo Magno (774) assieme al restante regno longobardo. Infine il Trentino venne integrato nel Sacro Romano Impero Germanico nel corso del X secolo per opera degli Ottoni.

Nel 1027 ebbe origine il Principato Vescovile di Trento, quando l'imperatore Corrado II nominò il vescovo di Trento Udalrico II principe del territorio tridentino. Le zone del principato comprendevano il Trentino occidentale e centrale, la parte meridionale dell'attuale Alto Adige, parte del Trentino orientale con esclusione del Primiero e della Valsugana orientale (territori assegnati inizialmente al vescovo di Feltre) e della Val di Fassa (affidata al vescovo di Bressanone).

 

Un accordo (1339) con il re di Boemia permise al vescovo Nicolò da Bruna, già cancelliere reale, di riorganizzare l'esercito del Principato Vescovile e di dotarsi dello stemma raffigurante l'aquila di San Venceslao, tuttora simbolo della provincia, saldando i legami fra il Trentino e la Boemia.

 

Il potere temporale del vescovo di Trento venne però via via insidiato dai conti di Tirolo (signori venostani - dal toponimo Tirolo, castello di loro proprietà vicino a Merano), che si assicurarono il controllo delle regioni che corrispondono oggi all'Alto Adige e al Tirolo del Nord, mettendo in discussione l'autorità politica anche del vescovo di Bressanone. A loro volta i conti del Tirolo videro scemare la propria influenza e nel 1367 il castello di Tirolo e tutti i feudi e diritti passarono in eredità agli Asburgo.

 

Sia il Ducato di Milano che la Repubblica di Venezia in più occasioni tentarono di annettersi territori del Trentino. La Serenissima per circa un secolo riuscì a mantenere il controllo della Vallagarina (1411), in particolare di Rovereto (dal 1416), annettendosi anche Torbole e Riva del Garda (1441). Dopo la battaglia di Agnadello (1509) i Veneziani sconfitti dalla Lega di Cambrai persero i domini trentini.

 

 

 

Tiziano, ritratto del principe vescovoCristoforo Madruzzo(1539-1567)

 

Il "rifondatore" del Principato Vescovile tridentino è considerato il cardinale Bernardo Clesio (1514-1539), trentino eletto dopo una serie di tre vescovi tedeschi imposti dall'Impero, principe sensibile alla cultura umanistica, protagonista di una riqualificazione architettonica di Trento e uno dei più importanti organizzatori del Concilio di Trento (1545-1563). A Clesio succedettero al vertice della Chiesa tridentina quattro membri della potente famiglia Madruzzo (i cardinali Cristoforo, Ludovico e Carlo Gaudenzio e il vescovo Carlo Emanuele), che mantennero il Principato Vescovile al centro degli equilibri della Regione per più di un secolo (1539-1658).

 

Nel XVIII secolo il Principato Vescovile perse gran parte della propria autonomia a favore del Tirolo.

 

 

Età napoleonica e Restaurazione asburgica

Gli inizi del XIX secolo furono segnati anche in Trentino dal periodo napoleonico. In seguito alle sconfitte austriache ad opera delle truppe francesi, iltrattato di Lunéville (9 febbraio 1801) stabilì la secolarizzazione degli stati ecclesiastici e quindi la fine del Principato Vescovile di Trento. Tra il 1805 e il 1810 il Trentino venne inglobato nel filo-napoleonico Regno di Baviera, ai termini del Trattato di Presburgo. Nel 1810 il Trattato di Parigi sancì l'annessione di Trento (insieme a Bolzano) al Regno d'Italia napoleonico (dipartimento dell'Alto Adige). Terminata l'esperienza dell'occupazione franco-bavarese (1814-1815), alla quale gli abitanti delle valli trentine si erano opposti partecipando attivamente alla resistenza guidata dal patriota tirolese Andreas Hofer, il Principato Vescovile non venne reinstaurato e il Trentino cessò di godere di una propria autonomia, entrando a fare pienamente parte della Contea del Tirolo, abitata in maggioranza da popolazioni di lingua tedesca, venendo inglobato nella Confederazione germanica.

La dura politica di Restaurazione intrapresa dagli Asburgo portò alla sommossa di Trento del 1848 e suscitò le proteste dei politici trentini, che si rifiutarono di partecipare alla Dieta costituente tirolese di Innsbruck per l'ingiusta sproporzione della rappresentanza italiana. Le istanze per il distacco del Trentino dalla Confederazione germanica e la completa autonomia dal Tirolo vennero però respinte. Il movimento filo-italiano e irredentista si rafforzò, anche in risposta ad una nuova tendenza centralista asburgica e ai tentativi di germanizzazione intensificatisi dopo la sconfitta austriaca di Sadowa. Cesare Battisti fu uno tra i maggiori irredentisti, che sostenevano la necessità dell'annessione del Trentino al Regno d'Italia.

Prima guerra mondiale e il Trentino nel Regno d'Italia

 

Campana dei Caduti

Nei giorni precedenti al 23 maggio 1915, data della dichiarazione di guerra da parte dell'Italia, i comandi militari austriaci e il Ministero dell'interno fecero scattare il piano di evacuazione del Trentino e del Litorale austriaco, predisposto già da mesi. Il piano prevedeva inizialmente l'evacuazione di 40.000 persone dal Trentino (di cui 10.000 di lingua tedesca[16]).[17]

Il territorio del Trentino divenne uno dei principali teatri di scontro della Prima guerra mondiale tra Regno d'Italia e Austria-Ungheria, cosa che causò distruzioni enormi. In seguito all'ordine di mobilitazione emanato dall'Imperatore Francesco Giuseppe il 31 luglio 1914, oltre 60.000 trentini combatterono nell'esercito austro-ungarico, prima sul fronte orientale contro russi e serbi (1914-1917) e dal 1915 anche sul fronte meridionale o sudtirolese (visto che al tempo il Trentino era conosciuto in tedesco col nome di Südtirol o Welschtirol, in lingua italiana Tirolo meridionale o Tirolo italiano), contro il Regno d'Italia, pagando un tributo di sangue pesante: circa 10.500 caduti ed altre migliaia di feriti e prigionieri. Decine di migliaia di civili, abitanti dei paesi a ridosso del fronte o comunque sospettabili di possibili connivenze con gli italiani, furono costretti ad abbandonare le proprie case ed evacuati in campi profughi in lontani territori dell'impero austro-ungarico, tra cui Katzenau. L'esodo dei trentini, anche verso il Regno d'Italia, assunse nel complesso proporzioni drammatiche. Si calcola che su una popolazione censita nel 1910 di 393.111 abitanti, ben 173.026 vennero allontanati dal Trentino.[18]

Con il Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919) il Trentino in quanto parte del Tirolo a sud dello spartiacque alpino venne annesso al Regno d'Italia. Nacque così la regione dellaVenezia Tridentina, la cui amministrazione provinciale provvisoria fu affidata al popolare Enrico Conci, già deputato a Vienna.[19] Questa iniziale parentesi liberale fu stroncata con l'avvento del fascismo nel 1922, quando gli organismi di autogoverno trentino vennero soppressi estendendo alla provincia la legge comunale e provinciale italiana in chiave autoritaria, e mortificando qualunque istanza autonomista. La Provincia di Trento fu istituita con Regio decreto 21 gennaio 1923, n. 93 e comprendeva in origine l'intero Trentino-Alto Adige. Furono staccati dal contesto provinciale i distretti giudiziari di Ampezzo e Livinallongo, passati a far parte del territorio della provincia di Belluno. Alcuni aspetti dell'ordinamento asburgico come il sistema catastale-tavolare, l'ordinamento della pubblicità immobiliare basato sui libri fondiari, furono conservati nei territori annessi nel 1919.

Nel 1927 la neoistituita Provincia di Bolzano fu staccata dal Trentino. Nel 1929 vennero scorporati dal Trentino i comuni di Pedemonte e Casotto, unificandoli tra loro col nome diPedemonte ed aggregandoli alla provincia di Vicenza. Nel 1934 vennero scorporati dal Trentino i comuni di Magasa e Valvestino aggregandoli alla provincia di Brescia. Tutti questi comuni hanno chiesto per via referendaria di essere riannessi al Trentino ed è in corso la complessa procedura di riaggregazione col parere favorevole di tutte le parti.

Seconda guerra mondiale e il Trentino nell'Italia repubblicana

Dopo la caduta di Mussolini, il Trentino assieme all'Alto Adige e alla Provincia di Belluno venne inglobato nella Zona d'Operazione delle Prealpi (10 settembre 1943) con capoluogo Bolzano e sottoposto all'amministrazione militare della Germania nazista, benché formalmente parte della Repubblica Sociale Italiana.

Nelle valli si organizzarono diversi gruppi della Resistenza, a cui le truppe di occupazione naziste reagirono con una sanguinosa repressione, culminata nelle stragi del basso Sarca (28 giugno 1944) e di Malga Zonta (12 agosto 1944). Alle repressioni partecipò anche il corpo di sicurezza trentino (CST), concepito come forza di polizia, ma in realtà impiegato massicciamente fuori provincia (specie nel Bellunese e nel Vicentino) in operazioni antipartigiane e di rappresaglia.

Durante la seconda guerra mondiale Trento fu anche bombardata dagli alleati dal 2 settembre 1943 fino al 3 maggio 1945, per un totale di 80 incursioni che causarono circa 400 vittime e 1792 danneggiamenti di edifici. Durante il primo bombardamento si verificò la strage della Portela, dove vi furono circa 200 morti.[20] Il 2 maggio del 1945 le forze armate tedesche deposero le armi.

Nel secondo dopoguerra, mentre gli altoatesini mirarono al ritorno all'Austria, i trentini chiesero che la regione Trentino-Alto Adige divenisse autonoma in seno all'Italia. Le richieste trentine furono coronate da successo e in base all'Accordo De Gasperi-Gruber (1946) fra il ministro degli Esteri italiano, il trentino Alcide De Gasperi, e quello austriacoKarl Gruber, venne approvato il primo statuto di autonomia e istituita la Regione Trentino-Alto Adige, che distaccò dalla provincia di Trento e aggregò a quella di Bolzano i seguenti 12 comuni, abitati mistilingui con prevalenza dalla minoranza di lingua tedesca: Anterivo, Bronzolo, Cortaccia, Egna, Lauregno, Magrè (dal quale fu successivamente scorporato il comune di Cortina sulla strada del vino), Montagna, Ora, Proves, Salorno, Senale-San Felice e Trodena.

 

Lo statista trentino Alcide De Gasperi, artefice assieme a Karl Gruberdell'autonomia del Trentino-Alto Adige

Fino alla metà degli anni cinquanta del Novecento la Democrazia Cristiana trentina e la Südtiroler Volkspartei (SVP), il partito di riferimento della popolazione di lingua tedesca in Alto Adige, collaborarono nella gestione dell'ente regionale. Tuttavia, a partire dal 1955, anno in cui si ricostituiva la Repubblica Austriaca, decisa a sostenere le rivendicazioni altoatesine, la SVP impostò una politica intransigente nei confronti della popolazione e delle istituzioni italiane in Alto Adige e scelse una linea di scontro nei confronti dell'istituto regionale, percepito come centralista e poco attento alla diversità della minoranza tedesca, anche perché dominato da trentini e altoatesini di lingua italiana. Gli sviluppi di questa politica condussero alla nascita di un movimento terroristico, il Comitato per la liberazione del Sudtirolo, le cui azioni sconfinarono anche in Trentino (provocandovi tre morti).

Nel 1972, dopo lunghe trattative che coinvolsero anche il governo austriaco, entrò in vigore il secondo statuto di autonomia e gran parte delle competenze del Trentino-Alto Adige vennero trasferite alle due province, che divennero autonome, di fatto ciascuna una piccola Regione, mentre la regione divenne un organo di raccordo fra le politiche del Trentino e quelle dell'Alto Adige, conservando alla regione tra le poche prerogative l'impianto e la tenuta dei libri fondiari. Negli anni immediatamente successivi, a seguito di quegli accordi, vennero attribuite alla due province sempre nuove deleghe di poteri statali, accompagnate da mezzi finanziari, secondo alcuni osservatori, elevati in rapporto alla consistenza della popolazione locale, tanto che le due province vennero a trovarsi avvantaggiate finanziariamente rispetto alle regioni a statuto ordinario confinanti, Lombardia e Veneto. Per questo motivo, anche in vista dell'allora incipiente riforma sulfederalismo fiscale, il 30 novembre 2009 il presidente della Provincia di Bolzano Luis Durnwalder, il presidente della Provincia di TrentoLorenzo Dellai e i ministri Giulio Tremonti e Roberto Calderoli siglarono a Milano un'intesa con lo scopo di devolvere nuove competenze alle due province autonome e di far aderire queste due ultime al patto di stabilità.[21] Da allora le due province si fanno carico di finanziare un fondo destinato allo sviluppo dei comuni extraregionali confinanti interessati all'aggregazione al Trentino-Alto Adige.

A partire dagli anni Novanta del XX secolo è stata rafforzata la cooperazione transfrontaliera tra le regioni del Tirolo storico a cavallo tra Italia e Austria. Insieme costituiscono laEuregio Tirolo-Alto Adige-Trentino, un gruppo europeo di cooperazione transfrontaliera, le cui sedute talora comprendono anche il Land austriaco del Vorarlberg. Sul piano culturale si assiste in Trentino a una riscoperta delle tradizioni storiche tirolesi, portate avanti dagli Schützen del Tirolo meridionale (a indicare il Trentino come parte sud del Tirolo, in ossequio all'uso storico del tedesco Südtirol).

 

              canederli

Detti anche gnocchi di pane o knödel, i canederli, di origine asburgica, sono una autentica specialità del Trentino-Alto Adige. Si tratta di grosse pallottole a base di pane raffermo, farina, uova e latte. Ne esistono però diverse varianti, che prendono il nome dell’ingrediente aggiunto all’impasto classico. Ecco così i canederli "di fegato", quelli "allo speck", "alla pancetta" e via dicendo. Normalmente si servono in brodo oppure asciutti, ma spesso fanno da accompagnamento al goulasch o ad altri piatti in umido.

 

INGREDIENTI

  • farina

    100 grammi

  • uova

    3

  • latte

    250 millilitri

  • burro

    100 grammi

  • mollica pane bianco

    300 grammi

  • brodo

    q.b.

  • noce moscata

    q.b.

  • sale

    q.b.

  • prezzemolo

    q.b

STEP BY STEP

Ultimata la "prova consistenza" immergete nell’acqua o nel brodo un canederlo. Dal momento ell’immersione calcolate almeno 15 minuti di cottura, mantenendo un bollore insensibile.

Togliete il canederlo con un mestolo forato, trasferitelo su un piatto, apritelo a metà e verificate che sia ben cotto all’interno. Se è al punto giusto, cuocete tutti gli altri gnocchi per lo stesso tempo, altrimenti lasciateli sul fuoco per 1-2 minuti in più.

Scolateli trasferiteli in una zuppiera e serviteli asciutti o in brodo.

 

 

 

 

Per i classici canederli sminuzzate non troppo finemente in una ciotola 300 g di mollica di pane bianco.

In un’altra terrina mettete 100 g di burro morbido a pezzetti e lavoratelo con un cucchiaio di legno per renderlo un po’ cremoso.

Unitevi la mollica di pane, un quarto scarso di latte, 3 uova e circa 100 g di farina. Dopo aver aggiunto ciascun ingrediente mescolate accuratamente con un cucchiaio di legno.

 

 

 

 

Tritate una manciata di prezzemolo e unitelo al composto, insieme con una buona presa di sale e a una grattata di noce moscata. Verificate la consistenza dell’impasto: se vi sembra troppo morbido aggiungete ancora un po’ di farina.

Nel frattempo mettete sul fuoco, in una pentola, abbondante acqua oppure del brodo (con cui poi servirete i canederli) e portate il liquido a ebollizione. 

Se, però, preferite avere un brodo più limpido, potete far cuocere i canederli in brodo di dado e servirli poi con dell’altro brodo, di carne o vegetale (se volete un piatto tutto di magro).

 

 

 

 

Prelevate con un cucchiaio delle quantità di composto con cui si possano formare delle pallottole di almeno 5-6 cm di diametro. Rigiratele bene tra le mani infarinate, poi trasferitele su un vassoio leggermente infarinato.

A questo punto fate la "prova consistenza": immergete nel liquido, a lento bollore, un canederlo e cuocetelo per 15 minuti: se è troppo morbido unite all’impasto ancora un po’ di farina, se troppo duro ammorbiditelo con poco latte.

 

 

 

 

Ultimata la "prova consistenza" immergete nell’acqua o nel brodo un canederlo. Dal momento ell’immersione calcolate almeno 15 minuti di cottura, mantenendo un bollore insensibile.

Togliete il canederlo con un mestolo forato, trasferitelo su un piatto, apritelo a metà e verificate che sia ben cotto all’interno. Se è al punto giusto, cuocete tutti gli altri gnocchi per lo stesso tempo, altrimenti lasciateli sul fuoco per 1-2 minuti in più.

Scolateli trasferiteli in una zuppiera e serviteli asciutti o in brodo.

 

 

 

 

Per i classici canederli sminuzzate non troppo finemente in una ciotola 300 g di mollica di pane bianco.

In un’altra terrina mettete 100 g di burro morbido a pezzetti e lavoratelo con un cucchiaio di legno per renderlo un po’ cremoso.

Unitevi la mollica di pane, un quarto scarso di latte, 3 uova e circa 100 g di farina. Dopo aver aggiunto ciascun ingrediente mescolate accuratamente con un cucchiaio di legno.

 

 

 

 

 

 

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                                                                trentino alto adige

 

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